sabato 4 febbraio 2012

CIT AZIONI

Ci sono argomenti intorno ai quali si ragiona per anni; poi li si dimentica o, meglio, passano in secondo piano rispetto a urgenze più pressanti cui rendere conto.
Eppure quello della citazione dell’autore, sulle fotografie, è un argomento che rimane attuale anche in un mondo nel quale il consumo di immagini è diventato frenetico, a volte isterico. Un articolo del Sole 24 Ore ( linkato in fondo a questo post ) mi ha riportato alla mente domande alle quali, lo confesso, avevo smesso di cercare una risposta.

Mi chiedo ( mi sono sempre chiesto ): perché?

Sto parlando della mancata citazione dell'autore di fotografie pubblicate a supporto di articoli, campagne pubblicitarie, siti web, ecc..

Perché così spesso ci negano questo riconoscimento al nostro lavoro?
Per quale motivo non ci concedono un diritto che, in fondo, non costa nulla? Scrivere in piccolino, sul margine dell’immagine, o in una didascalia, “ foto di ” non costa. Non rovina la lettura dell’immagine e non toglie nulla al redattore dell’articolo o al marchio oggetto della pubblicità. Vale, l'assenza di costo, per un nome di poco conto nel panorama fotografico e, se la foto della mia campagna pubblicitaria fosse di Avedon, sarei pure tentato di scriverlo in caratteri giganteschi… poi l’amore per le sue foto mi eviterebbe, per fortuna, di perpetrare questo scempio  :-)




Eppure in molta immagine di cronaca, ma anche in tanta pubblicità, avere il nome associato alla propria opera sembra quasi un favore da elemosinare.

Nei redazionali non è così; l’autore delle fotografie è citato sempre. Certo, in questo caso la citazione è, di fatto, oggetto di scambio: io ti cito, tu ne trai visibilità e, in cambio, tu accetti il compenso risicato che ti offro. Ma nella pubblicità questo meccanismo non esiste e non avrebbe senso, visti i budget sul campo.


Attenzione: non sto scrivendo questo post per dare delle risposte; proprio non me lo spiego, non riesco a intuirne le motivazioni.

Io potrei anche concepire la pigrizia di qualche redattore, o la disattenzione di un impaginatore, ma stiamo in realtà parlando di mezzi nei quali, di solito, nulla è lasciato al caso. Soprattutto, la frequenza di questa prassi mi convince che ci sia dietro un ragionamento razionale e assolutamente non casuale; ma non riesco a scovarlo.

Io non voglio parlare della foto di cronaca o del reportage perché non è il mio settore. Ma la pubblicità un po’ la conosco.

Potrei pensare che ai clienti e alle agenzie di pubblicità non importi nulla di citare un fotografo sconosciuto o anche solo poco noto e quindi, con molta poca sensibilità, se ne freghino di farlo. Non mi piacerebbe, lo riterrei un sopruso, ma potrebbe essere una spiegazione. Però questa prassi non riguarda soltanto i comuni mortali come me; ne sono vittima anche grandissimi fotografi che, teoricamente, dovrebbe essere un onore citare come autori delle proprie campagne. Eppure molto spesso funziona così: guardate le pubblicità dei grandi marchi e vedrete che soltanto in rarissimi casi ne è citato l’autore.

Allora: se paghi e strapaghi un fotografo di fama internazionale per una pubblicità di Levi’s, di Lancôme, di Chanel, perché mai non lo citi? Perché non te ne fai vanto? Ti fa schifo far sapere a tutti che hai messo la tua immagine nelle mani di un grande fotografo?

Hai paura che la sua fama oscuri il tuo marchio? Temi che alimentare la notorietà dei fotografi possa portare a un aumento dei prezzi delle fotografie? Pensi che mantenere un alone di anonimato intorno alla fotografia ti garantisca maggiore potere contrattuale e progettuale? Non vuoi riconoscere una gratificazione a chi pensi debba restare un tuo “servitore”, per quanto di alto rango?

Spero non sia così, perché mi parrebbero motivazioni davvero di basso profilo.

Io, se mi facessi progettare la casa da Renzo Piano, lo scriverei a fuoco su una targa inglobata nel cemento armato, se non altro per ricordarmi di quanto è valsa la pena spendere tutti quei soldi. Potrei quasi essere tentato di scrivere che la mia casa l’ha progettata Renzo Piano anche se non è vero, per fare il figo davanti a alcuni conoscenti altolocati e supponenti.




E se il fotografo, invece, è uno sconosciuto, o comunque uno dei tanti, cosa ti costa scrivere il nomino sotto la sua fotografia?












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