martedì 15 novembre 2011

Tazebao






Una volta, nella Cina di Mao, c'erano i Dazibao; giornali murali, scritti a mano e appesi nelle piazze su grandi cartelloni; ognuno poteva scrivere e esporre in pubblico le proprie opinioni e i propri pensieri. Il mondo occidentale, nei movimenti del sessantotto, ne fece proprio il principio e i Tazebao riempirono le università. Se nel primo caso qualche maligno lascia sottintendere come, in realtà, si trattasse di un modo astuto per concedere al popolo una libertà fittizia, nel secondo fu certo un atto di assoluta libertà, voluta e conquistata; ma forse anche un modo, rassicurante e galvanizzante, per auto-convincersi della propria democraticità ( a volte altrettanto fittizia ).




Al di là di qualsiasi valutazione politica, nella quale non mi voglio addentrare, è curioso cogliere tante affinità con i moderni mezzi della rete; social network, blog, ecc.  Si è allargato il numero potenziale di fruitori della nostra comunicazione personale, aperti gli spazi, velocizzati i tempi, ma la sostanza resta la stessa: l'opportunità di scrivere su un muro ( virtuale soltanto nella materia, ma molto reale nelle possibilità di comunicazione ) quello che pensiamo, le nostre opinioni, ciò che amiamo, odiamo, desideriamo; anche, se proprio non abbiamo niente di meglio da fare e da dire nella vita, intrattenere la nostra cerchia di "ascoltatori" con news sul nostro mal di testa o le nostre palle girate.

In fondo… una grande illusione di democraticità del mezzo. A volte ci illudiamo di poter esaurire nella rete i nostri impulsi di giustizia, di rivendicazione dei diritti nostri e altrui, di espressione del nostro pensiero. Ci convinciamo che il mezzo stesso sia democratico di suo.




Ma lo strumento è uno strumento, e non possiamo scaricare su di esso i nostri limiti personali e collettivi. Un mezzo non è democratico o antidemocratico; non è culturalmente alto o al contrario zotico; non può, da solo, essere strumento di libertà o, per contro, di costrizione. Lo strumento, il mezzo di comunicazione, rappresenta e trasmette ciò che il comunicatore è lui stesso e lui stesso vuole ( anche il comunicatore privato della rete ).



La rete è stata strumento di rivolta nei recenti sollevamenti popolari del Nord-Africa, e ugualmente mezzo di assuefazione per tante persone che in facebook o sui blog, myspace, twitter, ecc., trovano occasione soltanto per raccontare agli amici del proprio mal di pancia o riciclare infinite citazioni che finiscono per esaurire definitivamente la loro forza.

Insomma, lo strumento è neutro; i contenuti no.

Per questo sono ancora in punta di piedi e timoroso nei confronti di questo blog; forse devo ancora capire chi io sono e cosa io voglio qui. 


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